“You're travelling through another dimension. A dimension, not only of sight and sound, but of mind. A journey into a wondrous land whose boundaries are that of imagination. Next stop, the Twilight Zone!”. Questo è il famosissimo e suggestivo incipit che introduceva, ogni settimana, nelle case di milioni di telespettatori, le avventure di una delle serie televisive più seguite e amate dagli appassionati di fantascienza di tutto il mondo. The Twilight Zone, che in Italia venne chiamata Ai confini della realtà, fu realizzata e concepita nel 1958 dallo scrittore / sceneggiatore Rod Serling e venne trasmessa ininterrottamente sulle frequenze della CBS durante 5 indimenticabili anni, raggiungendo così il ragguardevole numero complessivo di 156 episodi. Unitamente allo stesso Serling (autore di 92 soggetti) collaborarono alla realizzazione della serie scrittori del calibro di Richard Matheson, Charles Beaumont e Ray Bradbury, mentre di fronte alla macchina da presa sono passati attori come Charles Bronson, Burgess Meredith e Robert Redford. Da sempre fiero oppositore di ogni forma di censura, Rod Serling invase le case degli americani con strane storie di alieni, mostri e robot attraverso le quali, però, analizzava e criticava la società contemporanea (guerra fredda, maccartismo, boom economico) con un tagliente stile allegorico / metaforico comparabile a quello delle più riuscite distopie di George Orwell e Philip K. Dick. Per approfondire l’influenza di The Twilight Zone sulla cultura americana (e non) degli ultimi 40 anni non basterebbe un solo Dossier; in questa sede è sufficiente ricordare che tra i principali beneficiari di questo magico influsso troviamo quei registi che, figli della guerra fredda e dei suoi mostri giganti, sono stati la spina dorsale della New Hollywood e del cinema fanta-horror contemporaneo.
Proprio alcuni di questi registi riuscirono, nel 1983, a rendere omaggio a Serling con Twilight Zone – The Movie, un adattamento cinematografico comprendente 4 episodi e un breve ma divertente prologo interpretato da Dan Aykroyd e Albert Brooks (“Vuoi vedere qualcosa di veramente spaventoso?”) diretti in ordine cronologico da John Landis, Steven Spielberg, Joe Dante e George Miller. L’episodio diretto da Landis (storia di un razzista che si vede costretto a viaggiare nel tempo e a sperimentare ogni sorta di persecuzione) è l’unico nel film a non essere un remake dalla serie tv originale ed è tristemente famoso per essere stato teatro del pauroso incidente che costò la vita all’attore Vic Morrow e a due bambini vietnamiti . Spielberg invece dirige Kick the Can, nel quale il mitico Scatman Crothers restituisce magicamente la giovinezza a dei vecchietti in una casa di riposo: caramelloso e strappalacrime alimenta la stucchevole poetica spielberghiana dell’infanzia e serve da prove generali per il “diabetico” Hook. Di ben altro interesse l’energetico e coloratissimo It’s a Good Life ( la storia di un bambino dotato di misteriosi poteri in grado di modificare a piacimento la realtà) diretto con il consueto dark humor da Joe Dante, il quale ha potuto contare sugli effetti speciali di Rob Bottin e sulla calda fotografia di John Hora (entrambi collaboratori di Dante per L’Ululato). Ma il segmento più riuscito e coinvolgente è senz’altro Nightmare at 20.000 Feet con il quale George Miller ripropone uno degli episodi più famosi dell’intera serie originale, tratto a sua volta dalla prolifica penna di Richard Matheson: John Lithgow (nella parte che fu di William Shatner) è un passeggero di un volo di linea che, vedendo un gremlin appollaiato sull’ala dell’aereo intento a danneggiare il velivolo, lancia l’allarme ma viene preso per pazzo. Il film si chiude con il povero Lithgow che viene trasportato in ospedale, mentre alla guida dell’ambulanza ritroviamo il Dan Aykroyd già protagonista del prologo: questo breve epilogo venne deciso dalla produzione all’ultimo momento e venne diretto da Joe Dante dato che Miller era già tornato in Australia. Twilight Zone – The Movie, funestato dall’incidente a Vic Morrow e da innumerevoli problemi produttivi e distributivi, venne ignorato dal grande pubblico e si risolse in un discreto flop commerciale. Nonostante ciò tra il 1985 e il 1989 la CBS produsse una nuova serie di episodi diretti, tra gli altri, da Wes Craven e William Friedkin.
VOTO: 7
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