English
Paolo Zelati

Interviste

Dyanne Thorne: L'importanza di essere Ilsa

In questa intervista del 2014 Dyanne mi racconta l'inizio della sua carriera e la sua vita nei panni di Ilsa, la belva delle SS

Vorrei che mi raccontassi l'inizio della tua carriera nel mondo dello spettacolo...

Certo, mi fa piacere, anche perché on line e su wikipedia è pieno di inesattezze...tipo che ho cominciato la mia carriera facendo la modella di nudo o che recitavo solo in show burlesque ...tutte cosa non vere! La verità è che ero una giovane attrice a New York che cercava di farsi notare e un giorno una mia cara amica mi raccomandò a Norman Chaitin, il quale mi ingaggiò per il suo cortometraggio “Encounter”, dove io recitai insieme a Robert De Niro in uno dei suoi primissimi ruoli. Era il 1964 e quello fu l'inizio della mia carriera. Successivamente lavorai un poco a Broadway ma poi mi spostai in California, a Los Angeles, perché la mia ambizione era fare cinema. Lì venni ingaggiata per alcune serie televisive tra le quali la mitica serie originale di “Star Trek” dove interpretavo un personaggio chiamato First Girl; ho un ricordo splendido di quell'esperienza e soprattutto di aver recitato col grande Leonard Niomoy. Poi andai a Las Vegas perché in quel periodo andavano di moda degli show chiamati “stars packages” e presi parte a diversi show insieme a grandi start come, per esempio, Virginia Mayo. In quel periodo conobbi Howard Maurer e cominciammo a frequentarci fino a che lui un giorno, per telefono, mi chiese di sposarlo. Ci sposammo nel 1975 proprio nell'anno in cui feci la prima Ilsa...e siamo stati insieme fin da allora...festeggeremo 38 anni di matrimonio proprio questa settimana!

DSC_0234.jpeg

Congratulazioni! E in quel periodo quindi la tua vita prese diverse svolte significative visto che la serie di Ilsa poi ti diede successo e popolarità...

Si, ma inizialmente ero piuttosto perplessa dall'offerta...io avevo un background di commedie musicali, di show teatrali e non avevo mai fatto film di quel tipo. Quindi ci pensai a lungo e realizzai che si trattava, per me, di un'opportunità importante, mi dava la possibilità di interpretare, per la prima volta, un personaggio serio; insomma sarei cresciuta come attrice, era una sfida. Per questa ragione vinsi le mie perplessità nell'interpretare un'orribile criminale nazista e accettai la parte.

Cosa ti ricordi del tuo primo incontro con David Friedman e Don Edmonds? Come ti presentarono il progetto del film?

Credo che la frase fu: “sarà un classico film di Exploitation ma con l'impatto di una bomba atomica!” ...(ride). Come ti dicevo, io ero perplessa, ma poi vedevo altri film dello stesso periodo che affrontavano lo stesso tema...mi ricordo per esempio “Il portiere di notte” di Liliana Cavani. Quindi mi sono detta che se non avessi accettato, forse, non avrei più avuto l'opportunità di interpretare un ruolo simile. Di Don Edmonds tengo a dire che era un regista straordinario e competente che non credo abbia mai ricevuto le lodi che gli spettavano. Alcuni pensano che “Ilsa la belva delle SS” sia stato il primo film a trattare la tematica nazista ma invece era solo un esempio insieme ad altri! Poi alcuni di questi film sono stati dimenticati, mentre “Ilsa” è sopravvissuto alla prova del tempo perché credo abbia qualcosa di particolare. Poi non ti dimenticare che io ero solo un' attrice che interpretava un ruolo...mentre ci sono delle persone che mi hanno additata come responsabile della creazione di un certo tipo di bassa exploitation. Secondo me è come accusare Jane Fonda di essere la creatrice della pornografia moderna perché ha fatto “Barbarella”..(ride)...io so solo che ho tantissimi fan che non smettono di esprimere il loro amore ed è per questo che sono grata di aver deciso di accettare quella parte. Ancora oggi mi arrivano tanti regali da tutte le parti del mondo: c'è chi scrive lettere, poesie, canzoni ecc. Mi ci è voluto un po' di tempo per abituarmi a tutto ciò ed essere a mio agio, anche perché quando mi esibivo negli show musicali qui a Las Vegas ricevetti delle minacce di morte e la cosa mi spaventò un sacco....

thorneilsafb.jpeg

Immagino...forse l'esperienza di partecipare alle convention ti ha un po' aiutata a recuperare il rapporto con i tuoi fan?

Sicuramente. E ti posso dire che in ogni posto in cui io e Howard siamo stati abbiamo incontrato solo persone meravigliose! Forse qualcuno un po' matto, o un po' sopra le righe...ma nel modo giusto (ride)...Poi un'altra cosa che forse non sai è che io e Howard siamo diventati entrambi Minister e possediamo una cappella per matrimoni. Beh, un sacco di gente ci ha scritto perché avrebbe voluto farsi sposare da Ilsa...e noi li abbiamo accontentati. Sono venute coppie da tutti gli Stati Uniti...e non solo!

Straordinario! Mi sposerei solo per quello!

(ride)....io e Howard ci divertiamo tantissimo a farlo e devi vedere la gente come è contenta....pura energia! Con diverse coppie siamo diventati amici e siamo anche rimasti in contatto.

Raccontami di “Ilsa la belva del deserto”, un film con uno script più solido del primo ed un production value più consistente...

Guarda, anche questo secondo film, come tutti quelli della saga, era basato su fatti reali che poi venivano romanzati, così come “Ilsa la belva delle SS” era una figura basata su Ilse Koch, la carceriere nazista. “La belva del deserto” fu scritto sul caso di una giovane ragazza americana, 17 o 18 anni, che venne approcciata da alcuni personaggi che le promisero un viaggio da favola in Medio Oriente. Lei accettò e si trovò a far parte di un vero e proprio harem di un centinaio di ragazze che potevano chiedere qualsiasi cosa ai propri carcerieri tranne andarsene! Lei raccontò di come, per i primi giorni, la cosa sembrasse favolosa, ma poi divenne un incubo perché chi non si comportava bene veniva picchiata ecc. Un giorno però alcune ragazze vennero portate a Londra per fare shopping e lei riuscì a scappare.

EQCudsZWkAIiEPv.jpeg

Al di là dell'indubbio successo commerciale, ricordi com'era percepita all'epoca la figura di Ilsa?

Quando uscì il secondo film della saga, nel 1976, persino il Washington Post scrisse un lungo articolo su Ilsa, prendendo spunto da un ipotetico sequel che qualcuno aveva diffuso: “Bruce Lee contro Ilsa nel Triangolo delle Bermude”...(ride)...una cosa che ci poteva stare perché il personaggio di Ilsa era stato creato come una sorta di James Bond al femminile, una mercenaria da ingaggiare per le imprese più bizzarre e rischiose. Insomma un'eroina di Exploitation ma non di Sexploitation....però anche nei film successivi rimase imprigionata nel personaggio della nazista e, ovviamente, quando una formula ha successo, non la cambi. Poi ci furono le imitazioni, tantissime dall'Italia...cose come “Lager Sadis”...e anche dalla Francia...però credo anche che fosse una tematica presente nella coscienza collettiva e che in quel momento venne alla luce.

Lager_SSadis_Kastrat_Kommandatur_titoli.jpeg

Hai mai visto qualcuno dei naziexploitation italiani?

No, so che esistono, ma non ne ho mai visto uno. So che erano molto violenti ed estremi...e questo li differenzia dai film di Ilsa secondo me, perché nei nostri film le torture erano spesso suggerite piuttosto che mostrate in modo esplicito. Però è chiaro che tutti noi eravamo consci che “Ilsa la belva delle SS” sarebbe andato incontro a diversi problemi e controversie...ma credo che non tocchi all'attore giudicare...io andavo sul set per svolgere il mio lavoro e cercavo di farlo al meglio. Inoltre nessuno aveva idea che quei film sarebbero stati così longevi....

Essendo film a basso budget immagino che ci fosse anche molta improvvisazione sul set...

Oh certo, soprattutto perché con le produzioni low budget non c'è nessun margine di tempo per fare le prove, nemmeno delle scene di azione. Per cui tutti noi ci dovevamo basare sul nostro istinto e magari risolvere dei problemi durante una scena...per esempio, in uno dei film di Ilsa, mi ricordo che dovevo passare attraverso una porta ed attaccare un nemico...beh, la porta era stata fissata male e si mosse verso il basso facendomi volare via il cappello...ma io continuai la scena senza fare una piega fino a quando il regista disse: “Stop, buona!”...(ride)

MV5BZDRhM2JhNTAtNzZjNC00ZGQ3LWE3Y2MtZGJhZWQ3ODQ1MmFiXkEyXkFqcGdeQXVyNjE5MjUyOTM@._V1_.jpg

Cosa ti ricordi di Jess Franco come uomo e come regista?

Intanto ti devo dire che avevo un immenso rispetto per lui e lo devo anche ringraziare perché è grazie a lui che conosco l'Italia! Infatti dopo la fine delle riprese di “Greta la donna bestia” organizzò una vacanza in Europa per me e Howard e passammo alcune settimane a guidare su e giù nel tuo bellissimo paese. Sul set le sue capacità mi sorpresero molto; Jess diresse “Greta la donna bestia” usando simultaneamente 7 lingue! Non credo che qualcuno abbia mai fatto una cosa simile, tutta da solo. Infatti sul set non c'era nessuno che parlasse la stessa lingua...e l'unica a parlare inglese ero io. Quindi tu ti devi immaginare Franco che urla indicazioni a uno e all'altro usando la loro lingua...incredibile! Un'altra cosa incredibile era la pausa pranzo. Negli Stati Uniti ci si ferma al massimo un'ora, con Jess si gozzovigliava almeno per tre ore! (ride)....infatti di solito prendeva 3 o 4 degli attori principali e ci portava in un bel ristorante e ordinava cose buone e, soprattutto, tanto vino. E quando gli facevano notare che il produttore si lamentava lui sorrideva e rispondeva: “E' tutto a posto...anche se aspetta un po' non succede niente”. Era un uomo fantastico, pieno di vita.

Jesús-Franco-e-Dyanne-Thorne-in-Greta-la-donna-bestia.jpeg

© Paolo Zelati - All rights reserved

Credits   |   Privacy Policy