Paolo Zelati

Recensioni

I cancelli del cielo

Recensione pubblicata su "La Voce di Mantova" del 15/1/2021

Università di Harward, 1870. James Averill e Billy Irvine, compagni di studi e grandi amici, si laureano nello stesso giorno. Entrambi di buona famiglia, scelgono però strade ben diverse. Averill vuole combattere per la causa della povera gente, e, lasciati i suoi beni e le ricchezze, diventa sceriffo in una contea scossa da lotte intestine tra allevatori di bestiame e immigrati che reclamano la terra. Irvine, invece, si schiera dalla parte opposta, diventando avvocato della potente associazione degli allevatori. Lo scontro tra i due vecchi amici, ora avversari, esplode quando gli allevatori decidono di far uccidere ben 125 persone. Dopo il successo di “Il cacciatore”, Michael Cimino è il regista più quotato del momento, tanto che la United Artists (specializzata in film autoriali ad alto budget) gli finanzia un western da 20 milioni di dollari che però, alla fine, ne costa più di 40. Lungo 216 minuti, il film viene massacrato dalla critica e boicottato dal pubblico, il quale ne vede una versione pesantemente accorciata e rimontata. Uscito in piena era Reaganiana, “I cancelli del cielo” è un western marxista con il quale Cimino, attraverso uno splendido ritratto storico alla base dell'epica USA, mette in scena il proto-capitalismo americano, sottolinea il problema mai sopito dell'integrazione razziale e spinge la sua metafora sulla guerra in Vietnam ad un livello successivo. Nella sua versione integrale, uno dei capolavori assoluti della New Hollywood fuori tempo massimo.

VOTO 10

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