Quando, alla fine degli anni 80, Andrea Martori decise di raccogliere i finanziamenti necessari a sviluppare un suo cortometraggio intitolato Gorysand (realizzato in 16 mm per il Centro Nazionale di Cinematografia) e a trarne un lungo, in Italia il cinema horror stava per iniziare quella che è diventata a tutti gli effetti una triste, lenta e dolorosa agonia. La storica figura del produttore cinematografico stava scomparendo, per essere sostituita da quella, molto meno romantica, del produttore televisivo. In poche parole, quindi, i film venivano concepiti, prodotti e realizzati solo in funzione diretta di quella piccola scatola fluorescente che già aveva cominciato a “zombizzare” e mesmerizzare la mente degli italiani. La logica del Prime Time televisivo cancellò dalla produzione cinematografica italiana tutte le pellicole grondanti sangue e politically uncorrect che avevano fatto diventare i nostri Fulci, Bava, Deodato ecc. dei maestri dell’orrore a livello mondiale (tranne in Italia, of course!). L’ultimo successo commerciale del “genere” è “Demoni”, datato 1985, diretto da Lamberto Bava e prodotto da Dario Argento.
In questo avvilente periodo di transizione mediatica , il regista Andrea Martori e la produttrice Agnese Fontana (già amici dai tempi del Centro Sperimentale) realizzano “Il Bosco 1”, horror demenziale ed ultragore che è diventato, a buon diritto, uno degli “scult” più amati dagli amanti del genere. Dopo un breve incipit veneziano, due sposini si imbattono in una ragazza sconvolta che sostiene di essere inseguita da qualcosa / qualcuno (che in tutto il film non si capisce che diavolo sia!) e insieme a lei si recano in un bosco infestato da streghe, zombi e presenze funeste. La storia e lo stile del film risentono direttamente della Evil Dead-mania che si diffuse a livello mondiale dopo l’enorme successo del film di Sam Raimi. Marfori, infatti (ab)usa la steadycam come farebbe un bambino con un giocattolo nuovo, infarcendo la pellicola di “picchiate rasoterra” e lunghissime soggettive fra i gli alberi, con il solo risultato di far venire il mal di stomaco al povero spettatore. Ma lo stile modaiolo di Marfori è ben lungi dall’essere il difetto peggiore del film. Infatti, sono i dialoghi al limite della lobotomia e la recitazione oltre il “sopra le righe” a catapultare “Il Bosco 1” nell’Olimpo del trash all’italiana. Coralina Tassoni e Diego Ribon danno vita alla più delirante coppia di fidanzati mai apparsa in un film horror, e non solo perché, assediati dagli zombi, i due non trovano di meglio che dirsi: LUI “Scappa amore!” LEI “E dove vuoi che scappi? Magari in un altro bosco? Con degli altri zombi?”, oppure (sempre circondati dagli zombi): “Se questa è la nostra ultima notte, facciamo l’amore!”. Insomma, altro che horror…c’è da morire dal ridere. Ma attenzione, che il giudizio non sembri troppo severo; dal film trapela una passione ed un attaccamento al genere che non può lasciare indifferenti. Come si fa, infatti, a non ricordare con affetto gli zombi in tuta da meccanico truccati solo fino al collo o le scene in cui la Tassoni, con una agghiacciante e fintissima inflessione americana si proclama spaventata dagli “zambis”?! La Troma si è accorta di questa passione e ha comprato il film per il mercato home video americano distribuendolo col titolo di “Evil Clutch”. Grazie alla Troma il film è stato distribuito anche nel mercato tedesco, inglese, giapponese e canadese conferendo alla pellicola una notorietà mondiale totalmente insperata.
VOTO 10
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