Paolo Zelati

Recensioni

inland empire

Recensione pubblicata su "Nocturno" del Marzo 2007

Bisognava esserci, quest’anno a Venezia, nel momento in cui uno dei più grandi registi viventi (David Lynch) riceveva il prestigioso Leone d’Oro alla Carriera dalle mani della sua musa Laura Dern. E’ stato uno di quei momenti magici che i veri cinefili si porteranno nel cuore per tutta la vita; anche e soprattutto, perché Lynch, tanto da confermare la sua fama di splendido provocatore, è arrivato a Venezia “facendosi accompagnare” dal suo film più estremo, forse anche quello più personale, sicuramente il più antinarrativo dai tempi di Eraserhead. Non stessimo parlando di Lynch verrebbe da definire Inland Empire (è il nome di una strada di Los Angeles) come un film sperimentale, visto che la sceneggiatura veniva scritta sul set giorno per giorno, e nemmeno il regista sapeva che strada avrebbe preso la doppia storia di Nikki e Susan (Laura Dern, bravissima, in entrambi i casi). Un’attrice che accetta di partecipare al remake del film maledetto High in Blue Tomorrows si trova ad affrontare il suo personaggio dotato di vita propria, mentre un’inquietante Los Angeles notturna muove le sue pedine: gangster polacchi, prostitute filosofe, barboni, annunciatori televisivi, talk show condotti da grossi conigli, maggiordomi impeccabili e poliziotti poco raccomandabili. Non ci sono risposte alle domande poste da Inland Empire, un film con il quale David Lynch analizza il suo rapporto con il cinema; metacinema allo stato puro, più autobiografico di Mulholland Drive e più anarchico di Strade Perdute. Un viaggio nel mondo di celluloide che, man mano, diventa sogno, incubo, ossessione e, infine, ragione di vita; un percorso mediato dallo stesso Lynch che si nasconde dietro ad un alter-ego (il regista interpretato da Jeremy Irons) e osserva il tutto con cinico distacco. Inland Empire è uno straordinario “dipinto in movimento” che ci consente di mettere a riposo la parte razionale del nostro cervello e di goderne a livello istintivo, profondo e primordiale. Ogni tanto ce n’è davvero bisogno.

VOTO: 8

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