Meglio tardi che mai. Dopo aver incassato più di cinquanta milioni di dollari al botteghino americano (il film ne è costato meno di due..), arriva anche nelle sale italiane Insidious, ottimo horror scritto e diretto da James Wan, regista noto soprattutto per aver realizzato il primo "Saw". La storia si svolge in una grande casa vittoriana, scelta da una famiglia (padre, madre e tre bambini) come nuova dimora. Esplorando la casa, durante i primi giorni, il più grande dei tre bambini cade da una scala ed entra inspiegabilmente in coma. La disperazione dei genitori non riesce ad essere mitigata dai medici, i quali non riescono a trovare una ragione scientificamente plausibile. Nei giorni successivi, inoltre, cominciano a verificarsi strani fenomeni: apparizioni, rumori ed altri episodi inquietanti convincono Renai (Rose Byrne) e Josh (Patrick Wilson) a prendere i bambini e traslocare in una nuova casa. Purtroppo per loro, però, l’espediente non servirà a risolvere i problemi ma, anzi, per salvare la vita al ragazzo, i due dovranno affrontare un vero e proprio incubo ad occhi aperti. Nonostante, ormai da tempo, l’horror sia tornato ad incassare incrementando, quindi, la produzione in tutte le parti del mondo, è sempre più difficile trovare un’idea originale, svincolata dai sequel e dai remake e, soprattutto, che faccia davvero paura. Anche Insidious non brilla certo in originalità ma, grazie all’abilità tecnica e alla sensibilità “di genere” del regista, si rivela uno degli horror più inquietanti e coinvolgenti degli ultimi anni. Wan, infatti, sceglie "Poltergeist "di Tobe Hooper come titolo di riferimento, ma solo per riproporne la struttura ibridata con un’intelligente rielaborazione del filone demoniaco e della Ghost Story. Proprio come nel sottovalutato (e mai distribuito in Italia) "Dead Silence", Wan riesce a scavare all’origine della paura e ad utilizzare i topi del genere in modo brillante ed esteticamente (ed è questo il vero valore aggiunto) molto suggestivo. Tra illusione, scetticismo, paranormale e realtà, il regista costruisce un meccanismo claustrofobico ed appassionante in cui i personaggi interagiscono in modo razionalmente ed emotivamente plausibile (paragonato al delirante "Paranormal Activity 3", Insidious sembra quasi un documentario). Certo, il finale del film, rispetto ad una prima parte pressoché perfetta, mette forse troppa carne al fuoco e confonde un po’ le idee ma, come si diceva una volta: avercene di film come "Insidious"…
VOTO: 7
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