Di conseguenza Hollywood non è stata a guardare e, in brevissimo tempo la Universal ha comprato i diritti e pianificato la scontata trilogia cinematografica: 50 sfumature di grigio di Sam Taylor Johnson è il primo patetico ed imbarazzante capitolo. Quando Anastasia Steele, graziosa e ingenua studentessa americana di ventun anni incontra Christian Grey, giovane imprenditore miliardario, si accorge di essere attratta irresistibilmente da quest'uomo bellissimo e misterioso. Convinta però che il loro incontro non avrà mai un futuro, prova in tutti i modi a smettere di pensarci, fino al giorno in cui Grey non compare improvvisamente nel negozio dove lei lavora e la invita a uscire con lui. Travolta dalla passione, Anastasia scoprirà presto che Grey è un uomo tormentato dai suoi demoni e consumato dall'ossessivo bisogno di controllo, ma soprattutto che ha gusti erotici decisamente singolari e predilige pratiche sessuali che lei, per poter stare insieme, è costretta ad accettare. Viste le fonti letterarie di partenza di certo non si pretendeva che il regista facesse miracoli...ma il risultato è talmente desolante da essere non solo noioso, ma anche decisamente irritante. Infarcito di stereotipi e trasgressioni di plastica, il film mescola l'idiozia melensa dei romanzetti rosa (Harmony) per casalinghe frustrate con il sesso pulp tipico dei fumetti erotici anni Settanta (Lady Whip, Jacula), il tutto visivamente finto ed edulcorato e tenuto insieme da dialoghi alla Dawson Creek (“Io non faccio l'amore, Io scopo. Forte”) e da una recitazione letteralmente “da galera” (tra i due protagonisti, il peggiore è comunque l'ex modello Jamie Dornan, espressivo come un Big Jim della Mattel). Per quanto riguarda la fama di “film scandalo” c'è da dire che se avete vissuto gli ultimi trent'anni rinchiusi in una comunità Amish, allora potreste perfino trovarlo scabroso...altrimenti è maglio che vi rechiate al cinema muniti di cuscino e coperta...
VOTO: 1
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